Immobili. L’Imu/Tasi, come detto, risulta più che triplicata. Come si può leggere dal rapporto, per un immobile di categoria A/10 (uffici e studi professionali) di circa 100 mq e rendita catastale pari a 3 mila euro, nel 2011 si pagavano 787,5 euro, contro gli attuali 2872,8, ovvero più di tre volte e mezzo rispetto al primo dato. Stessa situazione per immobili di categoria C/1 (negozi) di 70 mq e rendita catastale di 540 euro, per cui si pagano 355,5 euro rispetto ai 96,4 del 2011. Nonostante il forte aumento, la somma di Imu/Tasi pagata a Milano risulta inferiore rispetto a quella pagata a Roma, come si può vedere dalla tabella in pagina. Per le due imposte sugli immobili, nel 2016, le imprese milanesi si trovano a pagare 296 euro, contro i 355 versati all’ombra del Colosseo.
Rifiuti. Per quanto riguarda la Tari, vengono prese in esame cinque differenti tipologie di attività (uffici, ristoranti, bar, minimarket alimentari e banchi di mercato generi alimentari). La categoria più vessata sono i bar, con una maggiorazione del 157% rispetto al 2011. Seguono ristoranti (+138%), banchi di mercato (+91,7), uffici (+51,8) e minimarket (+2,6). Anche in questo caso, la media della Tari versata a Milano risulta inferiore a quella della Capitale, dove vengono pagati 2.778 euro contro 1.420. Oltre a pagare di più, i contribuenti romani si trovano a usufruire di un livello del servizio peggiore, secondo i dati forniti da Opencivitas (portale d’accesso alle informazioni degli enti locali del Mef) che, in una scala da 1 a 10, assegna sette punti a Milano e quattro a Roma.
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