Sono 35 i Comuni che faranno valere l’aliquota massima dello 0,8% (solo Roma capitale può contare sullo 0,9%), di cui 18 in aumento, mentre altri 9 che hanno deciso di far salire il peso dell’Irpef non hanno comunque optato per l’aliquota più elevata. Per numerosi di essi va, tuttavia, tenuto conto che la scelta è stata quella di stabilire esenzioni o diminuzioni per i redditi più bassi.
In realtà non sempre il mantenimento dei valori attuali determinerà un peso fiscale complessivo invariato per i residenti. Più di un’amministrazione, infatti, sta valutando contemporaneamente gli effetti dell’addizionale Irpef e dell’Imu. Così, magari, la prima rimane invariata perché per far fronte alle necessità finanziarie si conta sulla nuova imposta. È il caso, per esempio, di Salerno, che ha deciso di compensare i tagli effettuati dal Governo puntando sull’Imu con aliquote pari allo 0,46% per l’abitazione principale e allo 0,9% per le seconde e terze case. Ragionamento analogo si sta facendo a Perugia, dove nel 2011 l’aliquota era già stata fissata allo 0,7% e, in vista della deliberazione per l’anno in corso, si sta valutando l’impatto dell’Imu con la prospettiva di non ritoccare l’Irpef.
In altre città, invece, il ritocco verso l’alto è praticamente obbligato per rimettere in sesto i conti. A Palermo l’aliquota attuale è dello 0,4% e consente all’amministrazione di incassare circa 26 milioni l’anno. Il commissario straordinario che guida la città ha proposto di raddoppiare l’aliquota, ma poiché ci sono le elezioni in vista e la campagna elettorale è accesa, la decisione non è scontata, anche se l’aumento consentirebbe di tamponare almeno in parte l’attuale squilibrio di bilancio valutato in oltre 120 milioni.
Ci sono poi amministrazioni che hanno stabilito i rincari ma a scaglioni, arrivando a prevedere l’aliquota dello 0,8% solo per i redditi più alti, come a Cuneo. Nella città piemontese chi ha redditi fino a 15mila euro viene gravato dello 0,59%, valore che sale allo 0,60% per lo scaglione 15-28mila euro, quindi 0,65% fino a 55mila euro, per salire allo 0,75% per chi guadagna da 55 a 75mila euro e riservare lo 0,8% ai più agiati.
In altri casi sono previste esenzioni per i redditi più bassi (fino a 10-15mila euro) o una ridefinizione complessiva del prelievo. A Ragusa si dovrebbe passare dallo 0,6% con esenzione per i redditi sotto 8.500 euro a un prelievo modulare da 0,6 a 0,8% con esenzione fino a 10mila euro e aliquote crescenti sulla base di cinque scaglioni. Le scelte già fatte nelle scorse settimane o che saranno portate a termine entro il termine massimo di fine giugno faranno comunque sentire i loro effetti dalla primavera del 2013, perché l’addizionale Irpef comunale si paga l’anno successivo rispetto a quello in cui è stata deliberata.
Hanno collaborato: Silvia Alparone, Nicola Barone,
Luigia Ierace, Mirco Marchiodi, Francesca Mencarelli,
Martina Milia, Paolo Pichierri, Luca Pozza, Antonio Schembri, Ilaria Vesentini
A bilancio
01 | LA FOTOGRAFIA
La maggior parte dei Comuni italiani capoluogo di provincia dovrebbe mantenere inalterata l’addizionale Irpef 2012 rispetto all’anno precedente. Nell’indagine effettuata su 77 municipi sono 27 quelli che hanno optato per un aumento e 2 quelli che, in assoluta controtendenza, hanno deciso di ridurre addirittura l’aliquota
02 | COMPENSAZIONI
Molte giunte comunali nel determinare l’aliquota Irpef hanno tenuto anche conto anche dell’incidenza sui residenti della nuova Imu, sapendo di poter già fare la cassa necessaria grazie a essa
03 | ESENZIONI
Numerosi Municipi che hanno applicato o stanno continuando ad applicare l’aliquota massima hanno, infine, previsto un meccanismo di rincari a scaglioni arrivando a stabilire un carico dello 0,8% solo per i redditi più elevati
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento