La riscossione perde la cartolarizzazione dei crediti inesigibili ai privati

di CRISTIANO BARTELLI – La riscossione perde la cartolarizzazione dei crediti inesigibili ai privati.

Italiaoggi
22 July 2024
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La riscossione perde la cartolarizzazione dei crediti inesigibili ai privati. La ragioneria ha chiesto, e ottenuto, di stralciare la norma che rappresentava la novità dal passaggio parlamentare della riforma della riscossione, approvata dal consiglio dei ministri il 3 luglio 2024 (si veda ItaliaOggi del 4/7/2024). Al prossimo consiglio dei ministri dunque atteso un terzo passaggio senza la norma imputata di mettere a rischio i conti pubblici. In consiglio dei ministri dovrebbe essere analizzato per il via libera definitivo anche il decreto legislativo correttivo del concordato preventivo. Ma al momento la ragioneria, secondo quanto risulta a ItaliaOggi non ha ancora dato il via libera alle misure che introdurranno, recependo i pareri parlamentari, la flat tax incrementale su tre aliquote per coloro che aderiscono al concordato preventivo. La disposizione, si ricorda, dava la possibilità agli enti titolari del debito che vedevano restituita la cartella dopo 5 anni di infruttuoso tentativo di recupero da parte dell’Agenzia delle entrate Riscossione di affidarlo a soggetti privati, gestirlo con la cessione e trasferimento del rischio ai soggetti privati. Le disposizioni preservavano la prima casa del debitore e prevedevano che le somme discaricate affidate ai soggetti privati seguivano le regole del regio decreto 14 aprile 1910, n. 639, secondo le disposizioni degli articoli 19 e 39 e del titolo II del decreto del presidente della Repubblica n. 602 del 1973, a condizione che i predetti soggetti, già in sede di gara a evidenza pubblica, indichino il soggetto da loro delegato alla riscossione delle somme discaricate, individuato tra quelli iscritti, da almeno cinque anni, all’albo di cui all’articolo 53 del decreto legislativo n. 446 del 1997, ovvero si costituiscano in associazione temporanea di impresa con uno dei soggetti iscritti al medesimo albo da almeno cinque anni. Un decreto del ministero dell’economia avrebbe precisato le condizioni di applicazione.

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