IMU e TARI: salvate 474 delibere, alla cassa entro il 28

Il Sole 24 Ore
13 February 2025
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di Gianni Trovati

Come sempre nel Milleproroghe, e come sempre in extremis, arriva anche quest’anno il salvagente che ripesca le delibere Imu e Tari inefficaci perché pubblicate in ritardo sul portale Mef del federalismo fiscale. Il meccanismo è sempre il solito: la legge imporrebbe, a pena di nullità, di pubblicare sul sito del dipartimento Finanze le delibere entro il 30 ottobre, ma ogni volta un gruppo nutrito di enti sfora il termine.

Il ritardo accende l’agitazione dei Comuni interessati, che con la nullità della delibera si vedrebbero negati gli aumenti messi a bilancio con la conseguente apertura di un buco nei conti; e dei loro funzionari, che rischiano la contestazione per danno erariale dalla Corte dei conti, tanto più se un magistrato considera il ritardo una «grave inerzia» che sfugge anche allo scudo erariale. Dopo qualche settimana di agitazione, arriva il salvataggio che libera i Comuni da ogni incombenza. Ma colpisce i contribuenti: obbligati a versare entro il 28 febbraio la mini-Imu, cioè la differenza fra quanto versato l’anno scorso in base alle aliquote 2023 e gli importi dovuti per gli eventuali aumenti dettati dalle delibere 2024 riesumate dal Milleproroghe. Un’occhiata agli elenchi del dipartimento Finanze mostra gli effetti quasi generalizzati della nuova proroga.

L’emendamento approvato ieri in commissione Affari costituzionali al Senato rimette in vita le delibere trasmesse fino al 7 febbraio. L’ombrello si apre su 474 delibere: 283 decisioni Tari e 191 Imu, escludendo curiosamente solo il Comune di Taurianova (Reggio Calabria) che ha pubblicato la delibera Imu lunedì scorso, 10 febbraio. Un inciampo senza danno, perché la delibera conferma le aliquote 2023, e quasi inevitabile quando ci si trova a mettere una pezza in corsa a un meccanismo nato nel nome della trasparenza, ma trasformatosi in un puro adempimento burocratico. Sono infatti pochi i contribuenti che per capire quanto bisogna pagare si rivolgono al portale Finanze, perché le informazioni sono disponibili sui siti comunali e sono molti i software che precompilano anche l’F24.

Come capita quando le buone intenzioni non curano gli aspetti pratici, invece, c’è un effetto collaterale negativo per i contribuenti: chiamati ora a capire se il loro Comune è fra i ritardatari, se la delibera risorta contempla aumenti e nel caso versare il saldo extra entro la fine del mese, cioè pochissimi giorni dopo l’entrata in vigore della legge di conversione del Milleproroghe. Con tanti saluti allo Statuto del contribuente, appena riformato, e alla logica. Tra gli emendamenti approvati per i Comuni arriva poi un nuovo anno per la rinegoziazione dei mutui con banche e Cdp. Mentre non è passata la replica del rinvio degli obblighi di accantonamento del Fondo anticipazioni di liquidità (Fal): un problema grosso per i Comuni usciti dal dissesto che ora, ha avvertito il presidente dell’Anci Gaetano Manfredi, rischiano di trovarsi sulle spalle un «peso insopportabile» sui loro sforzi di risanamento per l’obbligo di accantonare le risorse del ripiano dei vecchi prestiti anticrisi.

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