L’attenzione del decreto fiscale e del lavoro parlamentare sulla sua conversione, anche per intervento diretto del ministro Mario Catania, si è concentrata soprattutto sull’agricoltura. Il primo obiettivo è stato quello di attenuare il salasso che sarebbe stato determinato dall’abrogazione tout court del sistema di esenzioni e di abbattimenti dell’imponibile che caratterizzava la disciplina Ici sui terreni. Per questa ragione i correttivi arrivati con il decreto fiscale reintroducono l’esenzione per i Comuni montani o parzialmente montani, permettendo anche al Governo di intervenire con decreto per rivedere l’elenco e attribuire le esenzioni a tutti i territori considerati meritevoli, e ridisegna il meccanismo di abbattimento dell’imponibile. Il nuovo sistema, che istituisce una franchigia per i primi 6mila euro e sconti progressivamente più limitati con il crescere del valore del terreno, è meno generoso rispetto a quello che regolava l’Ici, ma evita di concentrare gli aumenti più sostanzioni proprio sui terreni di valore più limitato. Oltre a ciò, gli emendamenti hanno esteso alle società agricole alcune facilitazioni in origine previste per le sole persone fisiche, permettendo anche di considerare come terreni le aree fabbricabili delle società. Una previsione, quest’ultima, che determina rispetto alle aziende di altri settori una disparità di trattamento di cui non sono evidenti le ragioni.
Una tipologia di immobili oggetto di attenzione in Parlamento è quella del mattone di interesse storico o artistico. Per i proprietari, poche migliaia di persone in tutta Italia, viene previsto l’abbattimento del 50% dell’imponibile ai fini Imu, anche in questo caso per evitare un eccessivo disallineamento rispetto alle agevolazioni previste dall’Ici e abrogate in un primo momento con il cambio di imposta. Sugli immobili di interesse storico o artistico, inoltre, il decreto corretto dal Parlamento aggiusta anche gli sconti sugli affitti tagliando l’imponibile del 35 per cento.
a cura di Saverio Fossati e Gianni Trovati
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