Sull’Imu, che i comuni contestano nella parte che prevede il versamento del 50% dell’imposta allo Stato, è in campo una ulteriore proposta dei sindaci: rinuncia al fondo di riequilibrio in cambio della possibilità di incassare tutta l’Imu.
Il governo potrebbe anche decidere di approfittare del decreto legge per realizzare un’altra proposta: allentare i vincoli del patto di stabilità su alcune spese (ad esempio il personale) rendendo ancora più stringenti i saldi complessivi e aumentando i margini di manovrabilità sulle aliquote. Anche se il vicepresidente della bicamerale, Marco Causi (Pd), suggerisce di rendere più flessibile la detrazione di 200 euro a famiglia prevista dal decreto “salva Italia”. Ma in questi casi le decisioni finali saranno fortemente influenzate dalle risorse finanziarie disponibili.
Sempre in materia di Imu, ma questa volta in chiave semplificazioni, potrebbe entrare nel Dl un meccanismo già sperimentato ai tempi dell’Ici: per il primo appuntamento con l’Imu contribuenti e Caf potranno liquidare l’acconto di giugno con le aliquote di base (4 per mille sulla prima casa e 7,6 su tutti gli altri immobili) e la detrazione fissata dalla legge per l’abitazione principale.
Il Dl allo studio, che sarà accompagnato di fatto con una riscrittura integrale della delega fiscale oggi all’esame della Camera, punterebbe a snellire adempimenti come la liquidazione dell’Iva di gruppo o il cosiddetto spesometro, nonché a razionalizzare, magari accorpandole in una soltanto, alcune delle comunicazioni recentemente introdotte per monitorare soprattutto le operazioni internazionali e contrastare le frodi Iva.
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