L’istituto dell’accertamento con adesione è disciplinato dal decreto legislativo 19 giugno 1997, n. 218 per i tributi amministrati dall’Agenzia delle Entrate. In via del tutto facoltativa, può essere introdotto dai comuni per i propri tributi mediante il ricorso alla potestà regolamentare che deve recepire l’istituto, anche con forme di adeguamento alla fiscalità locale. Per queste ragioni esistono comuni che lo applicano ed altri no. Da questo punto di vista nulla è cambiato. Le modifiche che hanno riguardato l’accertamento con adesione intervengono su alcuni aspetti procedurali della norma.
La norma che ne consente l’utilizzo è l’articolo 50 della Legge 449/97, da applicare ai sensi dell’articolo 52 del d lgs 446/97.
Nell’esercizio della potestà regolamentare prevista in materia di disciplina delle proprie entrate, anche tributarie, le province ed i comuni possono prevedere specifiche disposizioni volte a semplificare e razionalizzare il procedimento di accertamento, anche al fine di ridurre gli adempimenti dei contribuenti e potenziare l’attività di controllo sostanziale, introducendo l’istituto dell’accertamento con adesione del contribuente, sulla base dei criteri stabiliti dal decreto legislativo 19 giugno 1997, n.218, nonché la possibilità di riduzione delle sanzioni in conformità con i principi desumibili dall’articolo 3, comma 133, lettera b, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, in quanto compatibili.
Il ricorso all’accertamento con adesione presuppone l’esistenza di materia concordabile, di elementi suscettibili di apprezzamento valutativo. Esulano pertanto dal campo di applicazione dell’istituto le questioni di diritto e tutte le fattispecie nelle quali l’obbligazione tributaria è determinabile sulla base di elementi certi, determinati o obiettivamente determinabili (atti di liquidazione).
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Leggi anche la Prima Parte: Come fare il Regolamento delle entrate tributarie. Contenuti obbligatori (Prima Parte)
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