L’emendamento al decreto fiscale diffuso nei giorni scorsi dai relatori, infatti, nel tentativo di dare un po’ di respiro alle ragionerie comunali, ha concesso loro un secondo tempo supplementare fino al 30 settembre prossimo (il primo era stato offerto dal «Milleproroghe», che ha spostato dal 31 marzo al 30 giugno il termine per chiudere i bilanci), ma ha complicato ulteriormente la partita dell’acconto. L’appuntamento alla cassa è fissato al 18 di giugno, cioè tre mesi e mezzo prima rispetto al termine ultimo per decidere il conto da presentare a ogni contribuente, e senza norme di salvaguardia è impossibile calcolare con certezza la misura dell’acconto e mettersi al riparo dalle sanzioni. L’idea di calcolare la misura dell’acconto in base alle aliquote di riferimento era già spuntata in una delle prime versioni del decreto fiscale, ma non aveva trovato posto nel testo finale approvato dal Consiglio dei ministri.
Un capitolo particolare del problema-date è legato al mondo dell’agricoltura, ed è stato sollevato ieri dalle organizzazioni di settore (Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Copagri): l’iscrizione al catasto urbano di quei fabbricati rurali che ancora censiti al catasto dei terreni, ricordano in una nota congiunta, si chiuderà il 30 novembre, «e solo allora sarà possibile quantificare il gettito che l’agricoltura dovrà sostenere». Su questa base, la richiesta è di sospendere l’acconto e sospendere tutto fino al 15 dicembre, quando sarà definitivo il quadro delle aliquote ridefinite in base all’effettivo contributo del settore.
I correttivi elaborati dai relatori per la prima prova sul campo dell’imposta municipale si intrecciano inoltre con altri due problemi di rilievo per la gestione del nuovo tributo. »Il primo è relativo agli obblighi di dichiarazione: rispetto all’Ici, l’Imu cambia molte regole del gioco, a partire dalla disciplina delle pertinenze dell’abitazione principale che nel nuovo sistema trovano confini molto più ristretti che in passato. I correttivi prevedono l’obbligo di presentazione della dichiarazione entro il 30 luglio prossimo, ma le modalità di presentazione e soprattutto il contenuto del modello devono ancora essere stabilite. Ci deve pensare un decreto ministeriale, che è previsto da più di un anno (ne parla l’articolo 9, comma 6 del decreto legislativo 23/2011) ma ancora non ha visto la luce.
Restano poi aperti i problemi di gestione dei Comuni. Gli emendamenti, come accennato, spostano al 30 settembre i termini per le aliquote definitive, ma mantengono al 30 giugno quelli per chiudere i preventivi 2012. Al di là di possibili problemi di legittimità, è probabile che l’incertezza sulle entrate moltiplichi la spinta al rialzo delle aliquote già alimentata dai tagli ai fondi.
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