Ad annunciarlo è stato ieri sera il presidente dell’Anci, Graziano Delrio, al termine di un vertice a Palazzo Chigi con il premier Mario Monti, il viceministro dell’Economia Vittorio Grilli e il titolare della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi. «Il governo ha preso un impegno preciso», ha rivelato Delrio –. Dopo la prima rata dovremo ragionare su come verrà realizzato questo cambiamento, ma l’elemento più importante è che il passaggio ai Comuni dell’imposta consentirà un abbassamento delle aliquote».
Quest’ultimo step non sarà automatico. Dei 21 miliardi di introiti attesi dall’Imu i primi cittadini, nel 2012, ne incasseranno circa 12. I restanti 9 se li vedranno recapitare tra 12 mesi. La contropartita sarà una decurtazione di pari livello del fondo di riequilibrio a cui il decreto 23/2011 sul fisco municipale assegna il compito di perequare le disparità tra le città ricche e quelle povere. Per poter abbassare le aliquote di legge (0,4% sulla prima casa e 0,76% dalla seconda in su) ai municipi potrebbe servire un’altra fonte di entrata. Solo per tornare alla tassazione zero sull’abitazione principale, come chiede il Pdl un giorno sì e l’altro pure, servirebbero infatti 3,4 miliardi.
La partita sul passaggio di consegne tra Stato e Comuni verrà chiarita prima dell’estate. Se possibile con un Dl. Almeno questo è l’auspicio dell’Anci, che si attende una nuova convocazione a Palazzo Chigi nel giro di un mese. Per quella data dovrebbero infatti essere pronti i dati sul gettito dell’acconto di giugno e sarà quindi possibile fare un bilancio, numeri alla mano, sul primo anno di Imu. E sugli eventuali ammanchi di gettito denunciati nelle scorse settimane dai primi cittadini.
Accanto al nodo fiscale ce ne sono altri due che l’Anci chiede di sciogliere con lo stesso decreto: il completamento della riforma ordinamentale e lo sblocco di 1 miliardo per gli investimenti. Il primo punto si sostanzierà nell’avvio di 10 città metropolitane e nella razionalizzazione dei piccoli municipi, a cui sta lavorando Patroni Griffi; il secondo passerà dall’interpretazione autentica delle norme sull’indebitamento per consentire ai sindaci di contrarre mutui senza sforare il patto di stabilità e dalla partenza dei tre fondi per la cessione degli asset: due immobiliari e uno mobiliare.
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