Berlusconi in realtà sta giocando in difesa. Rispolvera il canovaccio del meno tasse per tutti e del pericolo rosso in attesa di scegliere il da farsi. Sostiene che prima di annunciare la sua candidatura vuol sapere con quale legge elettorale si voterà. In altre parole si prepara, qualora alla fine uscisse fuori un ritorno al proporzionale puro (oggi la capigruppo del Senato deciderà quando se ne discuterà in aula), a sedersi al tavolo che si apparecchierà subito dopo il voto. Una prospettiva che gli consentirebbe di non rischiare troppo. Anche perché troppe sono ancora le variabili con cui fare i conti: l’esito delle elezioni siciliane, l’evolversi del caso Lazio, gli sviluppi del processo Ruby e, non ultime, le prospettive per Mediaset. Del resto, anche le modalità scelte per rifarsi vivo non sono casuali. Berlusconi ha evitato il faccia a faccia con i giovani del Pdl la scorsa settimana, preferendo rifugiarsi in un contesto che non lo esponesse troppo.
Ma nel Pdl l’aria resta pesante. Qualcuno apertamente (Giuliano Cazzola) boccia la linea annunciata «in crociera» dal Cavaliere ricordando gli impegni assunti con l’Europa dal Parlamento con il voto anche del Pdl. E perfino un fedelissimo del Cavaliere come Osvaldo Napoli ci tiene a far sapere che non basta dire “cancelliamo l’Imu” ma bisogna anche indicare (contrariamente a quanto fatto nel 2008 con l’Ici) dove reperire i 21 miliardi di minori entrate.
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