Imu 2013 più «comunale»

Il Sole 24 Ore
18 October 2012
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L’Imu del 2013 sarà più comunale di quella attuale, ma prima di parlare di «imposta ai sindaci» c’è ancora parecchia strada da fare; la riforma del Patto di stabilità è una prospettiva, ma prima occorre cambiare lo scenario europeo dando più spazio agli investimenti pubblici, tema che sarà al centro anche del Consiglio europeo in programma oggi e domani a Bruxelles.
Intervenendo a Bologna alla giornata inaugurale dell’assemblea nazionale Anci, il presidente del Consiglio Mario Monti offre agli amministratori locali prospettive più che promesse circostanziate, e scenari che vanno nella direzione chiesta dai sindaci ma con più timidezza di quanto sperato dai diretti interessati.
Le aperture più chiare arrivano sull’Imu, e si basano sul fatto che il premier riconosce «i problemi legati alla quota statale dell’imposta», che hanno imbrigliato «l’ampia autonomia regolamentare e sulle aliquote riconosciute ai sindaci». Gli scenari di finanza pubblica, pur lontani dal «rischio-catastrofe» di 11 mesi fa, «non consentono di cancellare la riserva statale sull’imposta», ma permettono di alleggerirla. L’Imu 2013 prospettata da Monti, insomma, vede ridursi la parte destinata all’Erario, che oggi copre il 50% del gettito ad aliquota standard con l’eccezione dell’abitazione principale, senza però sparire. «Su questo tema c’è ancora molto da lavorare», risponde il presidente dell’Anci, il sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio, anche perché occorre capire quale sarà la funzione della quota statale che sopravviverà l’anno prossimo. Lo scambio secco fra l’addio agli ex trasferimenti e la consegna ai sindaci di tutta l’Imu, ipotizzata qualche mese fa, non funziona più, perché con i tagli imposti dal decreto sulla revisione di spesa e dalla legge di stabilità il fondo di riequilibrio si fermerà a 7 miliardi, cioè oltre 2 miliardi sotto il gettito erariale dell’Imu. Nel 2013, però, la quota statale residua potrebbe essere impiegata per aiutare i Comuni in cui il gettito fiscale del mattone non è sufficiente, con l’obiettivo di cancellare una volta per tutte la dipendenza della finanza locale dagli assegni statali su cui intervengono le varie manovre del Governo. È un’ipotesi, questa, su cui gli amministratori locali puntano, e su cui attendono risposte domani, quando a Bologna arriverà il ministro dell’Economia Vittorio Grilli.
Una distanza ancora maggiore rispetto a quanto atteso dai sindaci (e dalle imprese impegnate nell’eterna attesa dei pagamenti pubblici) si è registrata nelle risposte di Monti sul Patto di stabilità. Delrio ha ricordato «le 40 risoluzioni e i 200 ordini del giorno votati dal Parlamento per cambiare il Patto», e la proposta dei sindaci di una golden rule che punti tutto sulla riduzione dell’indebitamento lasciando più spazio agli investimenti «come accade ai nostri colleghi in Francia, in Germania e in tutt’Europa». Anche sui vincoli di finanza pubblica, però, «l’alleanza con i Comuni» rivendicata da Mario Monti funziona più sul piano degli scenari che su quello degli interventi immediati. «Abbiamo fatto un lavoro enorme in Europa per proporre regole che liberino gli investimenti pubblici», ha sottolineato il premier ricordando che la proposta italiana sarà al centro dei lavori di oggi e domani al Consiglio europeo. Su questo «aspetto fondamentale per far ripartire la crescita», secondo il premier, non ci sono però da aspettarsi novità italiane prima che le nuove regole Ue abbiano percorso tutti i «tempi lunghi inevitabili nelle decisioni europee».

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