È a forte rischio anche la “sanatoria ritardata” per le delibere comunali su Imu e Tasi approvate dopo il 30 luglio, che pare destinato a cadere alla Camera. Il tentativo di salvagente in extremis inserito nella legge di stabilità dalla commissione Bilancio del Senato manca il bersaglio, perché la manovra entra in vigore dal 1° gennaio mentre il saldo per le tasse locali sulla casa va pagato entro il 16 dicembre, e anche l’ipotesi di un mini-conguaglio a gennaio nei Comuni che hanno alzato le aliquote troppo tardi incontra la netta ostilità da parte di Palazzo Chigi.
C’è un problema politico evidente, nato dalla contraddizione fra l’idea di celebrare a dicembre il “funerale delle tasse sulla prima casa” e la possibilità di richiamare nel 2016 alla cassa i contribuenti, anche se in una minoranza di Comuni e per importi non enormi. Molti ostacoli, poi, sono di carattere tecnico: la mini-Imu dello scorso anno, nata dall’esigenza di far pagare ai proprietari quella quota di aumenti locali che non era stata coperta con le manovre dal governo Letta, ha rappresentato finora la vetta dei calcoli cervellotici imposti a contribuenti e consulenti fiscali, ma impallidirebbe di fronte al nuovo conguaglio: in questo caso, infatti, per ognuna delle 2.162 delibere approvate dopo la scadenza del 30 luglio bisognerebbe capire se ci sono aumenti (alcune introducono invece delle riduzioni di imposta oppure si limitano a confermare i vecchi parametri) e per quali tipologie di immobili, perché a differenza della mini-Imu la questione non sarebbe limitata all’abitazione principale ma interesserebbe una platea diversa da Comune a Comune.
Per questa ragione una terza ipotesi,a cui si era lavorato nei giorni scorsi, puntava a una copertura alternativa, che in pratica avrebbe fatto pagare lo Stato invece dei contribuenti. Si è parlato di circa 300 milioni, anche se i calcoli sono ancora tutti da fare, ma a complicare questa ipotesi c’è la difficoltà a trovare nuove risorse: ci sono da trovare i fondi per la sicurezza promessi dopo gli attentati di Parigi, che ovviamente hanno la precedenza su qualsiasi problema amministrativo-fiscale, ed è ancora da risolvere la grana delle Province che nel 2016 rischiano un dissesto quasi generalizzato a causa dei 500 milioni di taglio ancora in programma.
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